Reti neurali: come un computer vede un porno

Oggi su Dagospia ho letto la traduzione di un articolo interessante su come un computer “vede” una gif porno. E’ un esempio efficace per spiegare in modo semplice e sintetico come funziona una rete neurale, cioè quella tecnologia molto complessa che viene usata per riprodurre la visione nell’intelligenza artificiale, cioè per costruire robot in grado di “vedere” come un essere umano.

L’articolo originale è stato scritto su Fusion da Daniela Hernandez il 30 giugno 2015, dunque non è recentissimo, ma è ancora attuale.

Racconta l’esperimento fatto dal tedesco  Samim Winiger – CEO di 2Beats, un’azienda che produce video games – che ha raccolto sul web un migliaio di immagini porno per sottoporle all’analisi di un computer e rendere accessibile anche a un pubblico non esperto un esempio di come funziona una rete neurale.

Il concetto importante è che attraverso la tecnologia delle reti neurali si dà alla macchina la capacità di “capire”, categorizzare e dunque “taggare” un’immagine direttamente, attraverso un’analisi diretta di ciò che appare, e quindi di trovarla senza il tramite di un testo, cioè senza la necessità che prima un essere umano cataloghi il contenuto dell’immagine con delle categorie e delle parole chiave.

Una rete neurale è in grado di riconoscere qualcosa solo dopo che l’ha “vista” moltissime volte e che le è stato spiegato di cosa si tratta. Ma superata questa fase diventa autonoma.

Certo, nell’esperimento di Winiger la capacità del computer di distinguere correttamente di cosa si tratta è molto approssimativa, la macchina è ancora molto “ingenua”, ma i risultati sono promettenti anche tenendo conto che sono state utilizzate relativamente poche immagini per istruirla.

Nell’articolo si parla anche della possibilità, nel futuro prossimo, che le macchine possano anche “sognare”, cioè produrre immagini e testi propri.

Si può dunque prevedere che le reti neurali abbiano delle prospettive di sviluppo enormi e affascinanti. Non esenti da rischi, però. incluso quello, che finora ha ispirato non pochi scrittori, che le macchine ci sfuggano di mano. Ma questa è ancora fantascienza.

 


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