David Starr Jordan: dalla tassonomia all’eugenetica

In un’intervista pubblicata da WNYC Studios, Brooke Gladstone parla con Lulu Miller, autrice del libro Why Fish Don’t Exist (Perché i pesci non esistono) che racconta l’affascinante storia del tassonomista americano David Starr Jordan e quanto la tassonomia sia vicina concettualmente all’eugenetica.

Jordan era un tassonomista, cioè un esperto di teoria e regole della classificazione, ed era ossessionato dal dare un ordine al mondo naturale, stabilendo una gerarchia degli esseri viventi.

Fu il primo presidente della Stanford University e fu un famoso ittiologo: scoprì moltissime specie di pesci. Ma le sue collezioni di esemplari conservati in barattoli di vetro furono danneggiate prima da un fulmine, poi da un incendio e infine frantumate dal terremoto di San Francisco del 1906.

Una metafora del caos che domina il mondo

Sembra una metafora del caos che domina il mondo e che prevale sui tentativi dell’uomo di  dargli un ordine, di possederlo. Ma Jordan non si arrese mai e ricostruì ogni volta il lavoro perduto. Infatti il sottotitolo del libro è A Story of Loss, Love, and the Hidden Order of Life (Una storia di perdita, amore e dell’ordine nascosto della vita).

Per lui lil mondo naturale aveva un ordine intrinseco. Dopo Darwin, non credeva più che quest’ordine fosse stato stabilito una volta per tutte da Dio, ma non cessò mai di credere che ci fosse una specie di disegno interno alla natura. Per lui anche il mondo in evoluzione era governato dalla gerarchia. In questo mondo, alcune creature erano migliori di altre, alcuni esseri umani migliori di altri.  Classificazioni e gerarchie non erano costruzioni della mente umana, ma riflettevano la struttura reale del mondo. Con le sue ricerche cercò di svelare questa struttura, guidato da un instancabile ottimismo, nonostante tutto.

Il pericolo dell’eugenetica

Questa sua ossessione per l’ordine naturale lo portò però a teorie vicine all’eugenetica. Per lui la divisione tra le specie era netta. E ogni specie doveva avere individui con determinate caratteristiche per dirsi tale. In particolare, la specie umana doveva  preservarsi dalla “degenerazione” per non finire a costituire una specie inferiore.

Fu quello che pensò quando si recò ad Aosta, in Italia, dove visitò più volte il rifugio per persone con disabilità rifiutate dalle loro famiglie e accolte dalla Chiesa cattolica. Per lui fu uno spettacolo orribile, un esempio di come sarebbe finita la specie umana se si fosse lasciata andare alla pigrizia, se non avesse seguito le buone abitudini. E non si trattava di morale, di educazione, ma di tutela del patrimonio genetico.

Semplicemente, per Jordan la specie umana doveva eliminare gli individui più deboli o “meno riusciti”. Siccome ucciderli sarebbe stato troppo, suggerì di sterilizzarli.

Dunque queste idee viaggiavano negli Stati Uniti prima di Hitler. Come sottolinea Brooke Gladstone nell’intervista, Jordan diventa un ammonimento su dove ci può portare la spinta a imporre l’ordine nel mondo.

I pesci non esistono

La consapevolezza che un sistema di categorie rigide non riesce a spiegare la realtà non è solo un discorso filosofico  e morale. Anche a livello scientifico sono state elaborate forme diverse di classificazione degli esseri viventi, come la cladistica, che non si basano più sulla distinzione gerarchica tra specie.

Considerando la recente ricerca che nega le gerarchie biologiche l’autrice del libro, Lulu Miller, suggerisce che quindi nemmeno  la categoria tassonomica dei pesci, tanto amata da Jordan, esiste. Una provocazione per riflettere e rcordare che, come dice la stessa Miller: Il compito di un buon essere umano è mantenere una vera e vigile curiosità sulle creature intrappolate sotto le nostre categorie”.

Qui si può direttamente tutta l’intervista:


Il podcast si può scaricare su WNYC Studios.
Il libro si può comprare  su Amazon.

Copertina del libro di Lulu Miller, Why Fish Don't Exist
Copertina del libro di Lulu Miller, Why Fish Don’t Exist

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