Visual recognition. Non solo fantascienza

E se ci pensasse un software a trovare una foto, senza farci perder tempo a inserire parole chiave, descrizione ecc.? Finora era poco più che fantascienza, ma qualcuno continua a investirci dei soldi. 

Dropbox, il servizio di storage gratuito che permette di caricare file di testo, foto, video ecc., ha assunto due cervelloni specializzati nel riconoscimento visuale: Peter Belhumeur, professore alla Columbia University dove dirige il Laboratory for the Study of Visual Appearance, e David Kriegman, esperto di robotica, riconoscimento visuale e riconoscimento di oggetti. Entrambi sono fondatori della Kriegman-Belhumeur Vision Technology (KBVT), che si occupa di riconoscimento facciale.

Josh Constine, che ha sentito il Vice President of Engineering di Dropbox Aditya Agarwal, riporta che i due esperti sono stati contattati dall’azienda perché, vista l’enorme produzione di immagini condivise sul web, la possibilità di organizzare e dare un senso ai ricordi che stiamo accumulando è una grande opportunità. E aggiunge che le grandi società che gestiscono queste immagini sono sedute su una miniera d’oro, se capiscono come organizzare e sfruttare questa enorme risorsa.

Riuscire a organizzare e rendere consultabili questi giganteschi depositi iconografici in continua crescita, diventa insomma  il punto cruciale per trasformarli in soldi. Lasciare agli utenti il compito di catalogare, o “taggare”, le proprie foto, ha prodotto risultati piuttosto scadenti. Ma se al self-tagging si sostituisse un sistema in grado di riconoscere il contenuto delle foto direttamene dalla sua forma, senza bisogno di parole che facciano da tramite, ecco che il problema sarebbe risolto. La strada è lunga, ma il gioco vale l’investimento.


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